Come recita l'art. 2 del proprio Statuto, l'Associazione "... ha lo scopo di promuovere e sviluppare la diffusione dell'ex libris nelle sue diverse tecniche incisorie e della piccola grafica, mediante l'esercizio di attività culturali ed artistiche e della pubblicazione e diffusione della rivista "L'ex libris italiano". E' una libera unione di persone, senza fini di lucro, neutra politicamente e confessionalmente".
Per il biennio 2017-18 il Consiglio Direttivo dell'A.I.E. è così composto:
Presidente: Angelo Sampietro
Vice Presidente: Mauro Mainardi
Segretario e Tesoriere: Marco Franzetti
Consiglieri: Maurizio Boiani (Referente per gli artisti in Emilia Romagna), Margherita Bongiovanni, Stefania Clerici, Paolo Graziani
Revisori dei Conti: Francesco Del Sole e Silvana Martignoni.
Responsabile della rivista è il Vice Presidente Mauro Mainardi, in collaborazione con Angelo Sampietro e Marco Franzetti.
Le quote associative vanno inviate entro il 31 gennaio di ogni anno e per l'anno 2017 sono rimaste invariate:
Soci ordinari: € 45,00 · Soci sostenitori: € 80,00 Per i residenti in Italia
Soci ordinari: € 60,00 · Soci sostenitori: € 90,00 Per i residenti all'estero
Pagamento quote:
Conto Bancoposta n. 38182200 intestato ad A.I.E., Via Don Biagio Pagani 8/a · 22075 Lurate Caccivio (CO)
oppure
Conto BCC Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate - Agenzia di Bodio Lomnago
IBAN IT 15 B 08404 70280 000000062106 · Codice BIC SWIFT: ICRAITRRB80
Le quote danno diritto a ricevere i numeri della Rivista editi nell'anno, le grafiche originali, appositamente eseguite dagli artisti per l'Associazione e a partecipare alle manifestazioni sull'ex libris organizzate in Italia e all'estero.
Ogni socio può liberamente recedere dall'Associazione e annullare la propria appartenenza comunicando il suo intendimento al Presidente, entro il 30 novembre di ogni anno.
L'A.I.E. è un'Associazione regolarmente registrata con Codice fiscale 97187860156 e possiede un discreto patrimonio - in via di catalogazione - di ex libris e di pubblicazioni exlibristiche italiane e straniere e ogni socio può prenderne visione.
COME E PERCHÈ NACQUE L’A.I.E.
Ricordo, come fosse ora, e rivedo come in un film, le sensazioni, i sentimenti e le non poche avversità che mi hanno portato a fondare una nuova Associazione exlibristica italiana nel lontano 1986. Mi ricordo che quasi nessuno era d’accordo, che tutti volevano continuare a credere e a sperare nella vecchia e gloriosa BNEL, anche se, dopo la morte di Mantero, la nuova dirigenza non era stata in grado di mandare avanti un minimo di attività associativa, non dando più voce al famoso “bollettino” e limitandosi a pubblicare una modesta cartella in occasione dei periodici Congressi biennali, ma continuando a percepire delle ipotetiche quote associative, che di associativo non avevano proprio un bel niente.
Davanti a questo stato di cose, a questo impasse che ci allontanava dal movimento exlibristico internazionale il mio spirito non riusciva ad essere insensibile ed inerte e proponevo a Pier Luigi Gerosa e a Evaristo Navarra di mandare avanti la rivista sociale assieme ad altri giovani che, come me, avevano voglia di fare. Alle mie numerose lettere non venne dato il minimo riscontro, così come non venne data risposta ad analoga proposta che pervenne loro dal bolognese Maurizio Di Giovine che proprio in quei mesi si stava entusiasmando di tutto quanto era ex libris e che nella primavera del 1985 diede inizio alla pubblicazione di un numero zero de Il Collezionista di ex libris.
Il numero successivo dell’estate ’85 annunciava la morte del maestro di tutti noi e del fondatore dell’exlibrismo europeo, Gianni Mantero. Questo momento segna il punto di svolta di tutto il movimento nostrano. Il 30 novembre 1985 si svolse a Bologna la Prima Tavola Rotonda sull’ex libris a cui parteciparono 18 persone tra cui Tranquillo Marangoni e Remo Wolf che con la loro presenza volevano ratificare la nascita di una nuova associazione exlibristica, come da mia formale richiesta allegata agli atti dell’incontro. Io incisi la vignetta della manifestazione, ne tirai a mano 30 copie e la diedi a tutti i partecipanti... andò perfino sul Resto del Carlino! Quando nella mia relazione lessi quelle parole: “una nuova Associazione”, alcuni mugugnarono, Di Giovine si alzò e fece per alzarsi e non se ne poté far nulla, il momento non era ancora pronto. Accompagnandolo indietro alla stazione Marangoni mi disse che quel giorno avevamo perso un'occasione storica per dare nuovo impulso all’exlibrismo di casa nostra. Il grande vecchio mi fu sempre amico e mi aiutò non poco nella dura lotta che dovetti combattere.
Il mio contributo, leale e disinteressato, ai primi quattro numeri zero di questo incunabolo dell’exlibrismo italiano - chi ce l'ha, alzi la mano! - si estrinseca in due xilografie originali per due copertine e tre articoli, fra cui ricordo con piacere quello su Ex libris ed altri alfabeti che per la prima volta prendeva atto che il mondo degli ex libris stava cambiando e che non era più appannaggio di una élite culturale mitteleuropea, ma si stava allargando alla Russia, al Giappone, al mondo slavo e balcanico, non trascurando quello ebraico ed islamico.
Però anche se partecipavo a questa nuova avventura, non ero d’accordo sul modo e sulla qualità dell’elaborato che veniva fatto. Non potevo sopportare una rivistina fotocopiata con riproduzioni a loro volta fotocopiate. Auspicavo una bella rassegna dalle carte preziose, adorna di molti originali, stampata a regola d’arte, ma per il gruppo di Bologna era sufficiente, bastava l’importanza del suo contenuto, a cui aveva iniziato a fornire idee geniali, nuovi valori e fattiva partecipazione una persona sconosciuta ai più, Egisto Bragaglia di Bolzano, con il quale non mi capii, o non mi feci capire o non mi volle comprendere.
La nuova veste de Il Collezionista, di formato più grande, con una gabbia moderna ed ammiccante, con buoni ed ottimi saggi, ispirata quasi interamente da Bragaglia che vi scrisse anche con pseudonimi, mi sorprese non poco in quanto, a fine ’85 avevo rotto gli indugi, svelati i miei programmi e fatto sapere che avrei pubblicato una nuova Rassegna, “voce dei cultori della xilografia e del nuovo exlibrismo italiano raccolto attorno all’Associazione Italiana Ex libris - A.I.E.”.
Anche se con la gioia nel cuore quello fu un momento in cui mi trovai molto solo, poiché i più non volevano accettare il fatto che la BNEL era morta o vedevano nella rivista “concorrente” colei che doveva riuscire vincitrice, anche per via delle numerose e qualificate firme che vi collaboravano: Salierno, Cauti, Missieri, Rapisarda, a cui si aggiunsero Bonfanti, Galli, Pollovio ed altri. Ricordo sempre che in quei momenti dicevo che l’AIE era partita con due soli soci: io e mia moglie. Miei carissimi amici, d’allora e di adesso, non vollero “iscriversi” all'AIE, ma si limitarono a pagare un abbonamento alla sua rivista ed altri giunsero perfino a scrivermi che “erano nati con la BNEL e che volevano morire con la BNEL”.
Pochi mi furono vicini all’inizio e mi è caro ricordare i loro nomi: Mario De Filippis, Francesco Del Sole, Costante Costantini, mentre con i loro scritti mi aiutarono l'indimenticabile Dino Villani, la signora Zetti e l’inglese Butler. Molti dall’estero apprezzarono il mio lavoro e la mia voglia di fare e in occasione del XXI Congresso di Utrecht, nell’agosto ’86, l’AIE e il suo Statuto vennero riconosciuti ed accettati nella FISAE, la federazione che riunisce tutte le società exlibristiche di ogni paese. Eravamo una realtà internazionale, ma Nemo propheta in patria!
Nel giugno del 1988, forse a causa della nascita della sua primogenita, forse per problemi interni, forse per i pochi abbonati, Maurizio di Giovine e il team che lo sosteneva, cessano la pubblicazione de Il Collezionista di ex libris e la mia Ex libris rimane sola nel panorama exlibristico nazionale. In quel primo biennio io avevo aumentato di molto la qualità della rivista dell’AIE, passando dalle 20 pagine del primo numero alle 32 del n. 9 del dicembre 1988, ma quello che più conta, la rassegna era “infarcita” ad ogni numero di importanti opere originali firmate - xilografie ma anche calcografie - dei migliori ed affermati artisti italiani e stranieri. Ex libris aveva vinto “sul campo” e ora poteva raccogliere i frutti e togliersi anche qualche sassolino dalle scarpe. Io invece apro le porte al “gruppo dei bolognesi” e li invito a collaborare alla rivista e a partecipare al nostro gruppo.
Certamente tutto questo lavoro era il frutto della mia attività, del mio ardore, della mia passione per questi piccoli foglietti e fu facile, per tutti, immedesimare l’AIE con la mia persona. Il fatto, poi, che dopo un primo periodo molto formale, avessi abbandonato le pratiche associative di tipo esteriore - bilanci, consuntivi, comitati vari - per badare soprattutto al sodo e privilegiare gli incontri personali - ne facevamo uno al mese! - e la rivista sociale, fece il resto. Non era mia intenzione lasciare fuori dalla sfera decisionale alcuna persona che si fosse fatta avanti, tutti accettavano quello che proponevo, anche perché molte e di vario genere furono le attività messe in cantiere, basta dare uno sguardo al sottostante elenco. Molti incominciarono ad abbinare il binomio AIE uguale Mirabella. Però quello che sgobbava, anche a scapito del proprio lavoro tradizionale, ero pur sempre io e per non lasciar morire Ex libris ho dovuto anche abbandonare due volte il lavoro.
Basta leggere i titoli dei miei editoriali per notare quanta fatica e quanto disagio provavo in quei delicati frangenti: “Ma gli artisti dove sono? La nostra battaglia per il “bello”. Exlibrismo vuol dire partecipazione. Nere nubi o chiare albe ci attendono?”. Molti altri, invece, senza vincoli e pesi associativi, iniziavano a lavorare da soli, per sé, per il proprio esclusivo vantaggio, non dico economico, ma di prestigio e vanità personale.
Poi vennero le radiose giornate della primavera-estate 1994 con la preparazione del "XXV Congresso Internazionale dell'Ex libris", ma soprattutto con l'allestimento delle sue mostre e dei relativi cataloghi. Ancora oggi, incontrandomi ai meetings internazionali, molti collezionisti ed artisti esteri si ricordano con piacere di quelle belle giornate del settembre '94, dove 250 persone giunte da ogni parte del mondo vissero assieme in serena amicizia, comunanza d'intenti e d'interessi. Non posso dimenticare il notevole aiuto che in quei giorni mi diede Cristiano Beccaletto - tutti e due rinunciammo alle ferie estive e ci trovammo a lavorare in una Milano deserta - che, forte di quella prima esperienza, alla mia uscita di scena prese in mano le redini dell'Associazione, assieme a Sergio Guidi e Luigi Bergomi.
Purtroppo quel grande evento culturale e di costume, con le sue 4 grandi mostre - Ultimi due anni, Liberty, Marangoni e Lago Maggiore - non produsse il minimo interesse fra la gente comune e nemmeno fra i collezionisti e cultori italiani della materia. Ci mancarono il tempo, i mezzi e le forze per farne un evento mediatico e portarlo alla ribalta della società. Di quella manifestazione non dispongo nemmeno di una fotografia, né di una cassetta video e quando la mia memoria va a quei giorni, mi prende un velo di tristezza e di malinconia, per tutte quelle occasioni perse, ma soprattutto perché l'AIE non si rafforzò - non fece neanche un nuovo Associato - e si avviò verso una nuova e differente fase della sua storia.
A me, che avevo accettato l'immane compito e che lo avevo portato a termine, nonostante le grosse difficoltà incontrate, in maniera credo almeno dignitosa, rimasero solo gli impegni da pagare controbilanciati da un po' di gloria e di notorietà, inconsistenti ed impalpabili materie con le quali sono fatti i nostri sogni.